24 hours in Laayoune





24 HOURS IN LAAYOUNE

24 ore a Laayoune per cercare il popolo senza terra.

Western Sahara, il più grande stato non riconosciuto al mondo, terra dalle ricchezze minerarie (principalmente fosfati) e dalle coste più pescose dell'Africa, ma usurpato da una potenza straniera che stermina il popolo endemico.
Il Sahara Occidentale, dopo la colonizzazione spagnola è stato invaso dal Marocco e dalla Mauritania che cercarono di spartirselo. A nulla sono valse le proteste e le battaglie, perchè con la Marcia Verde del 6 novembre del 1975 il Marocco ha preso possesso del territorio ghettizzando o cacciando la popolazione autoctona. l popolo Saharawi, legittimo proprietario del Sahara Occidentale, nel 1965 ha chiesto ed ottenuto dall'onu il diritto di autodeterminazione, la missione MINURSO dell'ONU è nel paese per organizzare il referendum, ma non sono presenti le condizioni per una regolare votazione. Dal 1991 il Fronte Polisario ha scelto la battaglia pacifica e cerca dialogo con il governo marocchino.
Dal '75 ad oggi sono sono stati eretti più di 2700 Km di muri e campi minati, con il solo scopo di proteggere le risorse del paese ed emarginare il popolo del deserto. In questa guerra combattuta ad armi impari, i più "fortunati", se così si può dire, hanno trovato asilo nella vicina Tinduof (Algeria), costituendo 6 campi profughi divisi a seconda dei villaggi e delle città di provenienza. I più "sfortunati" rimasero in terra natale, ma al contrario di loro, il governo marocchino non aveva la minima intenzione di integrarsi e formare una comunità unita.

E' notizia recente di una protesta pacifica mossa dal popolo Saharawi, repressa nel sangue e oscurata dai media, ciò ha portato me e il mio collega a Laayoune per parlare con dei rappresentanti della Repubblica Araba Saharawi Democratica.
La sera del mio arrivo il contatto si rifiuta di darmi asilo perchè impaurito dai militari e così riparo in un hotel. Per le strade della capitale ufficiosa sfrecciano jeep e camion militari, taluni vuoti, altri pieni di militari armati e in tenuta antisommossa, una città sotto assedio.
Tempo poche ore e la polizia con i servizi segreti piombano in camera, e con poca cortesia ci prelevano per perquisirci ed arrestarci nell'edificio dell'aeroporto. La polizia afferma che avevano ascoltato le nostre telefonate, il provvedimento era già deciso: espulsione immediata.
Ci costringono a firmare la notifica della nostra espulsione e ci sequestrano bagagli, passaporti e cellulari.
I compagni di disavventure, un giornalista francese, ma che lavora per una radio spagnola, e due attivisti iberici presenti a Laayoune da circa un mese, confermano i tragici numeri di ottanta morti e più di quattrocento desaparecidos.
Ci vengono confiscati documenti cartacei ed effetti personali, a loro dire, pericolosi per la sicurezza nazionale, non ci vengono fornite copie dei documenti d'espulsione che abbiamo firmato il giorno precedente e foto e video sono stati cancellati (forse tutti...).
Per quasi due giorni siamo stati costretti a dormire per terra in sporche sale d'aspetto di aeroporti, senza un minimo di assistenza e sotto gli occhi dei passanti.
In questa attesa non ho potuto far altro che pensare al popolo Saharawi e al senso di impotenza che deve provare nell'essere ignorato dai più alti organi di giustizia mondiale.

Nel nascondere qualsivoglia realtà, il governo marocchino ha confermato lo stato di polizia che vige nel Sahara Occidentale, ed è assurdo pensare che da colonia francese, il Marocco sia divenuto colonizzatore.

L'Impero sotto le mentite spoglie di ignari e sprovveduti giornalisti ha senza dubbio sottovalutato la situazione, ma come
diceva un influente uomo di potere "Piegatevi giunchi al passar della piena", e così ha fatto.
L'Impero ha atteso ed osservato, e con certezza posso dire che presto il Regno di Marocco sentirà presto parlare dell'Impero Bigusto!

(A parte gli scherzi)
Rispetto a chi lotta per la propria terra, lo abbiamo fatto anche noi.
Il dialogo esula dalla violenza, forse il referendum diviene ogni giorno più indispensabile.

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